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Storia



A cura di Daniele Bilotto

Marano Principato è un piccolo centro posto sul versante interno degli appennini che si affaccia sulla valle del Crati in Provincia di Cosenza tra i 400 e i 1100 metri sul livello del mare, gli abitanti si chiamano Principatesi.
Tutte le scritture, arrivate fino a noi, fanno affermare che Marano Principato corrisponderebbe alla mitica “Pandosia”, città Enotra del VI° secolo ac, che non ha ancora trovato il suo sito originario, non a caso una delle frazioni attuali si chiama Pantusa, che secondo storici illustri è la volgarizzazione di Pandosia.
Escludendo per ora le origini risalenti a Pandosia, Marano Principato ha un’altra storia, come agglomerato urbano si sviluppa dopo il terremoto del 27/03/1638 quando accolse i sopravvissuti dei vicini centri di Castelfranco (odierna Castrolibero) e Rende.
Gli scampati al tremendo terremoto trovarono posto nella splendida valle dei “Casali di Marano”, dedicandosi esclusivamente all’agricoltura, costruendo case sparse chiamate “Torri”, infatti non ha mai avuto un vero centro storico, i due centri più antichi sono quelli dell’ Annunciata Vecchia e dei Savagli.

Nel periodo feudatario ci furono tanti passaggi tra le varie famiglie nobili a seconda dello schieramento, e automaticamente avveniva il trasferimento dei privilegi. Per Marano il fatto più importante avvenne il 25 gennaio 1583, quando Roberto Telesio vendette per 20.000 ducati il feudo a Orazio Sersale, i Principi di Castelfranco e i duchi di Cerisano ci accompagnarono per ben due secoli, fino a quando i Francesi (1806) confiscarono tutte le terre e le trasferirono ai “Comuni”, anche se la decadenza della famiglia Sersale cominciò gi verso fine ’700. Accrescendo la popolazione cominciarono le controversie tra le due Marano, quella rivendicata dal Marchese di Rende e l’altra dai Principi di Castelfranco e Cerisano: i Sersale. Controversia che arrivò fino al Re che decretò una prima suddivisione, ma le vicende e i litigi continuarono per molto tempo. Per Marano tutto ebbe fine quel 20 ottobre 1800 con la nascita dell’Università di Marano Principato che adottò come sigillo la Madonna dell’ Annunciazione.

Le testimonianze della presenza umana nella valle di Marano, al di là della mitica Pandosia, ci sono sempre state, ancor prima del terremoto del 1638, prima fra tutte per l’esistenza delle molte chiese: Immacolata Concezione di Pantusa, esisteva già nel 1705 e l’ultima pietra cadde con il terremoto del 1905; San Nicola di Pantusa già esistente al 1545, oggi ne rimane una nicchia; San Pietro nell’attuale frazione San Pietro, anch’essa esistente sin dal ’500, e fu definitivamente distrutta con il passaggio della strada Fontanesi-Mendicino; San Cristofaro, chiesetta privata del ’500 che, all’aumentare della popolazione divenne pubblica e fu dedicata a Maria Santissima dell’ Annunziata, situata nel luogo che si chiamava “Petra Judice” oggi Piazza Annunziata. Chiesa che solo nel 1814 divenne Parrocchia, prima dipendeva dal Parroco di Marano Marchesato, all’interno si possono ammirare pregevoli tele dell’artista Raffaele Rinaldi di San Fili, inoltre sull’entrata principale un organo di straordinaria fattura napoletana dei primi del novecento, di cui ne esistono tre esemplari al mondo.
Tra gli illustri cittadini ricordiamo il Poeta Prof. Annunziato Presta, fu il primo a tradurre l’Antologia Palatina dal Greco all’Italiano, docente di greco e latino all’Università di Perugia; L’On. Cesare Molinari Dott. Farmacista, parlamentare nel Governo Fascista e per 5 anni segretario Provinciale del Partito Fascista; il Comm. Pietro Tenuta Sindaco dal 1956 al 1994, tra i più longevi d’Italia, che ha guidato il paese verso la modernizzazione, oltre alle numerose opere pubbliche ha dato vita al “Premio Pandosia”, premio che ha permesso di acquisire notevoli opere d’arte destinate alla pinacoteca d’arte moderna, e poi ancora il libro “storia di una piccola comunità contadina”, il monumento all’emigrante, il bassorilievo in terracotta che racconta la storia di Marano, e il bassorilievo del Prof. Annunziato Presta, tutte opere realizzate dallo sculture Toscano Cesare Baccelli.
Ricordiamo i nomi delle famiglie più antiche: Savaglio, Tenuta, Molinari, Tarsitano, Ruffolo, Bilotto, Alfano, Bosco, Giorno.